Con questo articolo si vuole far luce sul perché il dimagrimento è spesso duraturo solo se sorretto da un processo di profondo cambiamento personale.

I cambiamenti e gli apprendimenti del sistema metabolico
Per fare nuova luce sulla complessa questione del peso corporeo e dei meccanismi che portano al soprappeso o al dimagrimento, è importante comprendere in che modo avvengono le relazioni tra la mente e il corpo e in che modo il corpo può, al pari della mente, apprendere. E’ importante soprattutto capire in che modo gli stati d’animo possano influenzare il sistema immunitario e quello endocrino, causando cambiamenti, che noi classifichiamo come apprendimenti, anche importanti a livello fisiologico. Innanzitutto il metabolismo è soggetto a fenomeni di apprendimento. Uno degli esperimenti più interessanti è stato condotto in Minnesota: un gruppo di persone di peso normale e perfettamente sane sono state sottoposte a una dieta che prevedeva la riduzione dell’introito di cibo giornaliero pari alla metà delle calorie assunte normalmente. Dopo un periodo di 6 mesi i soggetti mediamente erano dimagriti di 12 chili ma la cosa più straordinaria è che il loro corpo aveva diminuito del 40% il metabolismo “credendo” che ci fosse un periodo di carestia. Non appena hanno ricominciato a mangiare normalmente il loro peso è aumentato del 10% in più di quello iniziale. Proprio perché il cibo ingerito in più rispetto al periodo precedente non veniva metabolizzato ma si trasformava direttamente in grasso. Un esempio tipico di dieta yo-yo, così comune per la maggior parte delle persone che hanno tentato invano di dimagrire con una normale dieta. Infatti il corpo aveva creduto, o meglio “aveva imparato” che, data la sua scarsità, era più utile immagazzinare il cibo invece che renderlo disponibile per l’attività fisica, ed era meglio mantenere al minimo tutte le funzioni vitali dell’organismo. Ovvie conseguenze della diminuzione generale di vitalità erano stati l’abbassamento del tono dell’umore e problemi nel rapporto con il cibo (molti hanno addirittura presentato disturbi di tipo anoressico o bulimico). Ci sono voluti 14 mesi a queste persone, perfettamente sane, perché il loro metabolismo e il loro stato psico-fisico ritornasse in equilibrio. L’esercizio fisico invece aumenta in modo permanente il metabolismo. Infatti il prolungato allenamento è in grado di influenzare l’attività bio-sintetica della tiroide senza però creare gli effetti tossici tipici dell’iper-tiroidismo. Anche questo è un esempio di apprendimento dell’organismo che adatta le sue funzioni a modificate condizioni esterne. 

Circoli viziosi e circoli virtuosi
Il nostro sistema a volte apprende comportamenti del tutto dannosi, come nella cosiddetta “fame da stress” nella quale la sovrapproduzione di noradrenalina (uno dei più importanti ormoni dello stress), inibendo la liberazione di CRH (un altro ormone collegato con la reazione di stress) toglie il regolatore della sazietà sollecitando così la fame, che non avendo nulla a che fare con le richieste energetiche dell’organismo causa squilibri metabolici e aumenti di peso. L’antagonista principale di questo sistema stimolatorio della fame è la serotonina (un importantissimo neurotrasmettitore) che stimola la liberazione di CRH causando una sensazione di sazietà. Una bassa concentrazione a livello cerebrale di serotonina è fortemente correlata con l’obesità oltre che con la depressione e i disturbi dell’umore. Serotonina bassa significa ansiosa ricerca di quel tipo di cibo che è in grado di elevarla rapidamente. Dolci e carboidrati, per il loro contenuto di triptofano (un aminoacido) altamente disponibile per i neuroni, funzionano come veri e propri farmaci stimolatori della sintesi di serotonina. Si sviluppa così un circolo vizioso. Infatti se è vero che riusciamo a aumentare la quantità di serotonina nel cervello mangiando dolci, l’assunzione smodata di dolci è indissolubilmente legata alla tendenza a ingrassare. L’aumento di peso, sia per cause strettamente fisiche che psicologiche, spesso causa un abbassamento del tono dell’umore e quindi un ulteriore abbassamento del livello di serotonina, che, a sua volta, fa aumentare il desiderio di dolci in un circolo vizioso che si ferma a un punto di equilibrio, e di peso, ben diverso da quello iniziale.
Oltre che attraverso l’assunzione di carboidrati o di farmaci esiste un altro modo molto potente di aumentare il livello nel cervello di questo neuro-trasmettitore: l’esercizio fisico. Negli studi sulla depressione curata con farmaci che aumentavano la disponibilità di serotonina cerebrale è stato dimostrato come un programma di allenamento di tipo aerobico, svolto per 40 minuti per 3 volte alla settimana, per 16 settimane, abbia gli stessi effetti sulla depressione dell’assunzione di pillole antidepressive di ultima generazione per lo stesso periodo di tempo. L’esercizio fisico innalza anche la disponibilità di serotonina oltre a innalzare il metabolismo e il tono dell’umore. La conseguente diminuzione del desiderio di dolci e di carboidrati favorisce il dimagrimento, quindi l’innalzamento del tono dell’umore e così avanti in un benefico circolo virtuoso. 

Il problema del tempo e come superarlo
Gli adattamenti metabolici richiedono un certo tempo. Come dimostrato dallo studio nel Minnesota ci sono voluti ben 14 mesi perché il metabolismo di persone del tutto sane e in forma ritornasse alla condizione ideale dopo l’alterazione indotta dalla dieta. Allo stesso modo le persone che si sono alimentate in modo non funzionale per molto tempo, hanno bisogno di un certo periodo di tempo perché il loro corpo compia i necessari adattamenti soprattutto sotto forma di mutamenti metabolici permanenti. Uno dei problemi più ricorrenti nel processi di dimagrimento è l’errato concetto che sia il rapporto tra numero di calorie consumate e quelle ingerite a determinare il dimagrimento. Il dimagrimento è determinato da un avvenuto apprendimento del nostro organismo che incomincia a funzionare in un modo diverso, più ecologico e salutare per l’individuo nel suo insieme. 
Lo schema classico di fallimento di un tentativo di dimagrimento infatti è il seguente: viene iniziato un periodo di allenamento e/o un nuovo programma alimentare, con grande sforzo fisico e psicologico. Questo grande sforzo ovviamente determina un alto livello di sofferenza che si accumula anche in virtù del fatto che i risultati sperati, per le considerazioni fisiologiche sopraccitate, tardano ad arrivare. Entro il mese il grado di dolore raggiunto è tale da far smettere anche i più disciplinati. Il mancato raggiungimento dell’obiettivo viene interpretato come fallimento, la frustrazione derivante abbassa il tono dell’umore, diminuisce la produzione di serotonina e aumenta conseguentemente il desiderio di dolci facendo ripartire il meccanismo. 
E’ necessaria quindi una trasformazione profonda e graduale del nostro comportamento e dei nostri schemi mentali per dare al nostro organismo la possibilità di compiere scelte metaboliche alternative. Così, aldilà di ogni logica commerciale, per dimagrire bisogna lavorare in armonia con il proprio corpo e i propri desideri e pur tenendo presente le qualità benefiche di alcuni cibi (che possono essere di aiuto), è importante sottolineare che non può esistere un dimagrimento sano e duraturo senza un cambiamento profondo dell’individuo nella sua essenza di essere psichico integrato in un corpo. E’ necessario cioè:

  1. Mantenere alto il tono dell’umore, modificando il proprio comportamento in funzione dei propri obiettivi, andando a lavorare sul modo in cui i propri valori sono legati all’esigenza di dimagrire, compiendo un viaggio profondo nella propria identità.
  2. Trovare nuove metodologie per affrontare lo stress e la noia, dalle tecniche di meditazione a un cambiamento del dialogo con se stessi, modificando le proprie reazioni agli eventi esterni, agendo sulle proprie rappresentazioni mentali.
  3. Trovare delle modalità di esercitazione del nostro corpo che si integrino con i nostri valori più profondi, diventando così parti della nostra vita e non elementi di conflitto interno.
  4. Re-imparare a riconoscere i segnali che ci provengono dal nostro organismo che sono permanentemente offuscati dalle molteplicità di cose che portano la nostra attenzione troppo verso l’esterno e troppo poco verso l’interno di noi stessi.
  5. Rendere più articolate e intelligenti le strategie di scelta dei cibi andando aldilà di alcuni schemi automatici come “aspetto invitante – devo ingurgitare” di cui molte persone sono prigioniere.

Questi passi vengono proposti spesso da allenatori specializzati che possiedono le competenze e le abilità di comunicazione per guidare questo processo. Allora il dimagrimento (o comunque il raggiungimento di un peso forma ideale) diventa un processo basato sull’apprendimento e sulla gioia, che porta a un nuovo equilibrio psico-fisico. Sarà questo nuovo equilibrio raggiunto a determinare il peso ideale in base alle esigenze individuali e alle inclinazioni personali piuttosto che agli stereotipi culturali dominanti.